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giovedì , 28 Marzo 2024

Victoria Kent: la Socialista che si oppose al voto alle donne

Di Jessica Lopez

Victoria Kent nacque in Spagna a Malaga nel 1898 e fece parte di un piccolo ma ben assortito gruppo di donne ( Dolores Ibarruri, Clara Campoamor, Maria de Maetsu, Margarita Nelken) che fecero la storia della Spagna e delle istituzioni spagnole.

Ognuna di loro tramite l’attività politica e l’impegno personale contribuì a traghettare il Paese natale dal Diciannovesimo secolo al Ventesimo.

La Kent studiò legge a Madrid e alloggiò nella Residenza per Giovani Signore fondata nel 1915 da Maria de Maetsu umanista e pedagoga che influenzò notevolmente il suo pensiero durante gli anni universitari.

Molte personalità femminili visitarono nel corso degli anni la struttura dando letture alle allieve, tra esse la franco-polacco Mari Curi e l’italiana Maria Montessori. La stessa Kent tornò nel suo collegio di tanto in tanto in occasione di eventi che vedevano la partecipazione di ex alunni.

Nel 1924 si laureò e l’anno successivo si abilitò alla carriera forense iniziando presto a farsi un nome nell’ambiente.

I PRIMI SUCCESSI

Fu la prima donna avvocato ad intervenire dinanzi ad un Tribunale di guerra ed uscirne anche vittoriosa.

Difese infatti Alvaro de Albornoz ,membro del comitato rivoluzionario repubblicano , che era stato arrestato e imprigionato a causa del fallimento della sollevazione di Java. Nel dicembre del 1930 in piena restaurazione Borbonica e sotto il regime militare di Primo De Rivera c’era stata una sollevazione nella cittadina di Java volta alla proclamazione della Repubblica. L’esercito aveva domato la rivolta e fucilato i capi principali, gli altri rivoltosi, imprigionati, erano riusciti in vario modo ad evitare la pena capitale e furono condannati a pene più lievi.

Victoria Kent fu anche la prima donna avvocato a occuparsi di diritto del lavoro aprendo uno studio specializzato nel settore.

Venne nominata membro della Reale Accademia di Giurisprudenza e Legislazione nel 1931 e dell’Associazione Internazionale di Leggi Penali di Ginevra nel 1933.

La MILITANZA POLITICA

Giunta a Madrid si unì all’Associazione Nazionale delle Donne Spagnole e alla Gioventù Universitaria Femminile.

La ANME era un’organizzazione interclassista e priva di alcuna appartenenza politica o religiosa.

Lo scopo delle militanti era l’ottenimento del voto femminile, l’elezione di donne ai seggi, la presenza di donne nei tribunali, l’accesso indiscriminato delle stesse alla vita lavorativa e l’adeguatezza della loro retribuzione economica.

La Kent fu eletta come deputato del Partito Socialista Radicale nel 1931 diventando una delle tre sole donne presenti in Parlamento durante la legislatura.

ll Partito era nato nel 1929 dalla fusione del Partito Repubblicano Radicale e dell’Alleanza Repubblicana e aveva una posizione ideologica di sinistra ma non marxista.

Il Partito Radicale Socialista al governo durante la Seconda Repubblica fu il promotore di molte riforme di natura laica e secolare come la legge sul divorzio, la soppressione del finanziamento pubblico alla Chiesa, lo scioglimento della Compagnia di Gesù e la riforma del diritto penitenziario.

LA STESURA DELLA COSTITUZIONE DELLA SECONDA REPUBBLICA

Come membro della cortes costituente partecipò alla stesura della costituzione .

Rilevante il suo intervento in tema di diritto di famiglia, stabilì l’equiparazione tra figli legittimi e illegittimi e creò strumenti di protezione dell’infanzia e della maternità.

Si preoccupò di tutelare la laicità dello Stato e di garantirne l’effettività . L’articolo 25.3 sosteneva che nessuno poteva essere obbligato a dichiarare la propria confessione religiosa e lei aggiunse “ né queste credenze potranno esercitare alcun influsso nelle relazioni civili”.

L’emendamento che ha maggior rilievo è quello dell’Articolo 1” La Spagna è una Repubblica di lavoratori, liberale per principio, di fondamento democratico e orientamento sociale. Il potere civile, l’unico che esiste, viene dal popolo. Ogni autorità e gerarchia sociale è subordinata ad esso” che venne accettato per intero salvo che per la parte dove si diceva che il potere civile era l’unico esistente “

L’OPPOSIZIONE AL VOTO FEMMINILE

Dinanzi all’Assemblea Costituente nel 1931 si scontrarono due deputate , entrambe di sinistra, fortemente repubblicane e femministe ante litteram. Erano anche amiche, compagne di battaglie civili e politiche dai tempi dell’università.

Le deputate si chiamavano Clara Campoamor e Victoria Kent e il tema del dibattito riguardava il suffragio femminile.

Parte della Sinistra infatti era preda della paura che le donne fossero immature e impreparate politicamente. Concedere loro il voto avrebbe significato un pericolo troppo grande per la neonata Repubblica, le donne infatti sotto la spinta dei preti e dei mariti avrebbero votato per i conservatori indebolendone le fondamenta.

La Kent seppur fortemente rattristata seguì l’ordine che veniva dal partito e nel suo discorso alle Cortes difese strenuamente la negazione del voto agli individui del suo stesso genere, non “per mancanza di capacità” bensì “ per non opportunità politica”. Si era convinta che fosse necessario un periodo di formazione sociale e politica delle donne spagnole prima di concedere loro il voto in modo che ne fossero

«Non credo sia il momento di concedere il voto alla donna spagnola. Lo dice una donna che, nel momento di dirlo, rinuncia a un ideale. Desidero spiegare alla Camera che il fatto che due donne che si incontrano qui si ritrovino ad avere due opinioni differenti, non significa assolutamente nulla, perché all’interno degli stessi partiti e delle stesse ideologie, ci sono opinioni differenti (…). In questo momento daremo o negheremo il voto a più della metà degli individui spagnoli, ed è essenziale che tutte le persone che provano il fervore repubblicano, il fervore democratico e liberal-repubblicano, si alzino per dire: è necessario rinviare il voto femminile (…). Signori deputati, non è una questione di capacità; è una questione di opportunità per la Repubblica (…). Però oggi, signori deputati, è pericoloso concedere il voto alla donna»

(Victoria Kent, Discurso del 1 de octubre de 1931 en las Cortes Españolas)

La Campoamor invece non si fece fagocitare dalle logiche partitiche, il diritto di voto femminile era necessario e indispensabile affinché ci fosse una completa parità di genere. L’esercizio dei diritti da parte della donna, privata del diritto fondamentale di voto ,era monco.

Il dibattito fu infine vinto dalla Campoamor e l’art 36 della Costituzione Spagnola positivizzò il diritto di voto.

DIRETTRICE GENERALE DELLE PRIGIONI

In veste di Direttrice Generale delle Prigioni ebbe il merito di introdurre una riforma penitenziaria di forte stampo umanitario e progressista :

Si preoccupò infatti di migliorare le condizioni di vita dei carcerati e di aumentare i loro diritti avendo come scopo ultimo del suo agire la rieducazione degli stessi .

Abolì la palla e il ceppo al piede, introdusse il diritto di leggere, ampliò il diritto di visita famigliare, creò dei seminari di lavoro e aumentò la razione giornaliera a cui avevano diritto.

Riformò anche dall’interno l’organizzazione carceraria sostituendo al precedente corpo carcerario formato dalle suore nuovo personale, appositamente creato e istruito per svolgere tale lavoro.

Poiché poi la maggior parte dei funzionari in servizio erano stati nominati durante la dittatura di Rivera e avevano personalizzato eccessivamente il loro ruolo squisitamente pubblico introdusse la pratica delle ispezioni delle prigioni e rinsaldò il potere dell’amministrazione centrale prevedendo l’obbligatorietà di report periodi in capo alle amministrazioni periferiche.

La carriera della Kent come Direttrice Generale delle prigioni tuttavia non ebbe vita lunga a causa dei malumori che aveva scatenato con le sue riforme tra i Conservatori e nella Chiesa Cattolica, si dimise appena un anno dopo l’inizio del suo mandato lasciando in eredità a tutti gli Spagnoli, compresi i detrattori politici, un sistema penitenziario innovativo e avanguardista per l’epoca.

LA GUERRA CIVILE SPAGNOLA E L’ESILIO PARIGINO

Victoria Kent fu eletta deputata nuovamente nel 1936 nelle liste di Sinistra Repubblicana che faceva parte del Fronte Popolare.

Tuttavia lo scoppio della Guerra Civile Spagnola interruppe la carriera politica costringendola all’esilio. Fu nominata prima Segretaria dell’Ambasciata Spagnola per consentirle di occuparsi dei bambini lì rifugiati, attività che le stava particolarmente a cuore e che aveva toccato le corde anche di un’altra grande politica del tempo, Dolores Ibárruri.

LA SECONDA GUERRA MONDIALE e QUATTRO ANNI A PARIGI

Rimase a Parigi fino allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale ma quando nella Capitale venne instaurato il regime collaborazionista di Vichy il suo nome finì nelle liste nere che il regime fascista di Franco aveva consegnato nelle mani dei collaborazionisti di Vichi. Fu una soffiata da parte di un funzionario a consentirle di mettersi in salvo poco prima che andassero a prenderla presso il suo domicilio. La Croce Rosso e l’Ambasciata Messicana la aiutarono a nascondersi fornendole una abitazione sicura e una rete di protezione .

Fu in questo periodo che vide la luce “Quattro anni a Parigi “ opera di natura autobiografica avente come protagonista un alter ego di Victoria, Placido.

Ci sorprende che un narratore in terza persona ci parli del girovagare per la città di un personaggio solitario : Placido.

Pur sapendo che Placido e l’autore sono la stessa persona l’impressione di estraneità nel lettore non può essere evitata. Probabilmente questo effetto di ricercato allontanamento dai lettori è una metafora della chiusura dell’ Ego della Kent.

Siamo in presenza di un flusso mentale costante di un perseguitato politico alleggerito però dal tono sdrammatizzato e sobrio con cui affronta la vita.

Possiamo affermare che il progetto ideologico che anima la Kent è narrare per non dimenticare, narrare contro l’oblio, ragione per cui nelle ultime parti dell’opera scompare Placido e la voce narrante in prima persona torna a essere l’autrice che racconta piccoli eventi di cui è stata testimone.

L’ESILIO IN MESSICO E NEGLI STATI UNITI

Si trasferì in Messico nel 1948 e sfruttò le sue competenze in materia di diritto penitenziario per contribuire alla creazione della Scuola di Preparazione per il Personale delle Prigioni. Fu anche docente di diritto penale all’Università.

Nel 1950 si trasferì a New York dove visse il resto della sua vita avendo creato un sodalizio umano e intellettuale con Louisa Crane.

Louisa era una Crane, membro di una ricca famiglia Statunitense con forti simpatie Repubblicane; sebbene le due non vollero mai usare termini espliciti per definire il loro rapporto, è certo che siano state anche compagne di vita.

Victoria fu un Ministro del governo della Seconda Repubblica in esilio tra il 1951 e il 1957.

A New York, sua nuova casa, fondò e diresse, grazie al finanziamento della Crane, la rivista Iberica, destinata a tutti gli esiliati dalla patria come lei.

Ritornò in Patria per la prima volta dopo un esilio durato quarant’anni nel 1977 e l’accoglienza fu calorosa e piena di affetto. Non riprese tuttavia a vivere in Spagna ma ritornò a New York ove spese gli ultimi dieci anni della sua vita morendo il 26 settembre 1987.

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