New York Times, 15.03.2020 Traduzione de “How the Government Pulls Coronavirus Relief Money Out of Thin Air” a firma Matt Phillips
Quelle che una volta erano teorie economiche messe ai margini e pubblicamente dileggiate da “insigni” economisti, ora sono divenute di fatto la politica economica ufficiale del Governo degli Stati Uniti d’America, mentre il debito pubblico esplode e la Federal Reserve comunica di essere intenzionata a comprare senza limiti il debito pubblico del governo americano.
Gli Stati Uniti hanno risposto alla crisi economica dovuta al Coronavirus con il più grande intervento a sostegno dell’economia che abbiano mai messo in campo nella loro storia. Parliamo dello stanziamento dell’astronomica cifra di 2 Trilioni di dollari. Servono fondamentalmente a sostituire un paio di mesi di economia americana bloccata dal lockdown per combattere la diffusione del virus, con un’inondazione di denaro pubblico dove ogni singolo dollaro sarà preso in prestito dal Governo.
Ma da dove proviene questo denaro? Sostanzialmente dal nulla.
La teoria economica tradizionale vuole che i governi e le banche centrali siano
distinte e indipendenti. Secondo questa teoria un governo detta la politica
fiscale – spendendo il denaro ottenuto tramite le tasse e prestiti – per
gestire un paese. Mentre la Banca Centrale usa diversi strumenti di politica
monetaria – come vendere o comprare titoli di stato per modificare il totale di
moneta circolante – per mantenere in salute e far crescere l’economia
nazionale.
L’odierno intervento straordinario del governo americano per contrastare gli
effetti del lockdown, chiamato CARES Act, necessiterà di un’enorme
espansione del debito pubblico; contemporaneamente la Federal Reserve ha
comunicato la sua intenzione di comprare un ammontare sostanzialmente
illimitato del debito pubblico emesso dal governo degli Stati Uniti.
Con queste due mosse coordinate, gli Stati Uniti hanno nei fatti smontato
decenni di teorie incontrastate e ripetute fino alla nausea dai maggiori
economisti e commentatori, sostituendole con idee di politica economica che un
tempo erano relegate ai margini o addirittura contrastate con sprezzo da quegli
stessi accademici e commentatori.
“ E’ una svolta epocale, l’ortodossia economica che predicava la separazione
tra l’autorità fiscale e quella monetaria è stata distrutta.” ha detto Paul
McCulley, ex capo economista di Pimco, un gigante dei fondi di investimento.
Dietro a questo cambio di visione c’è il mai sopito dibattito su quella che è
nota come la Teoria Monetaria Moderna (MMT), che dice che i paesi che controllano
la loro moneta possono gestire debiti pubblici molto più grandi di quanto non
facciano normalmente, grazie al potere delle banche centrali di creare nuovo
denaro per finanziare il deficit acquistando appunto debito pubblico con denaro
fresco di stampa.”
Per i sostenitori di questa teoria, le manovre di messa in sicurezza
dell’economia da parte della Fed e del governo non sono l’applicazione di
un’idea estrema (o folle come definita da alcuni) ma la semplice rimozione di
una foglia di fico colpevolmente brandita da molti per anni senza alcun ritegno
e producendo danni incalcolabili all’economia e al benessere di tutte le
nazioni.
“Quello di cui stiamo parlando è semplicemente il rendere più trasparente lo
stretto rapporto tra il Ministero del Tesoro e la Fed che è in ogni caso sempre
esistito.” ha detto Stephanie Kelton , Professoressa di Economia all’Università
Stony Brook nonche una delle più grandi sostenitrici della M.M.T..
Per coloro poco avvezzi al criptico linguaggio della politica monetaria e della
finanza pubblica, i cambiamenti coordinati nelle politiche pubbliche da parte
della Federal Reserve e del Tesoro americano potrebbero essere facilmente
sfuggiti. In molti altri casi, come per economisti e commentatori che
frequentano spesso media e programmi TV, invece probabilmente vengono
colpevolmente ignorati visto che rendono le loro prediche sul debito pubblico
infondate e antistoriche.
Sta di fatto che il 23 marzo, davanti al crollo del 30 per cento della borsa e
al crescere della preoccupazione sui principali mercati obbligazionari, la Fed
ha annunciato il suo ultimo, e più significativo, piano per pompare
nell’economia americana denaro fresco di stampa, letteralmente “creato dal
nulla”. La banca centrale ha detto che sostanzialmente comprerà un ammontare
illimitato di titoli di stato – “whatever was necessary” per evitare il
collasso del sistema economico.
Nel mondo delle banche centrali, questa affermazione non è affatto banale ed è
anzi poco meno che rivoluzionaria.
La nuova politica abbracciata dalla Fed non ha infatti definito un numero massimo di titoli di stato che la banca centrale potrebbe comprare, avvallando quindi tacitamente l’idea che potrebbe comprarne una quantità illimitata.
Nei giorni successivi il Presidente Trump ha firmato il già citato piano di
interventi da 2 triliardi di dollari. Il piano di per sé equivale a circa metà
di quanto il governo federale ha speso nell’intero 2019, una cifra enorme e
senza precedenti.
Nessuno sa esattamente quanto gli interventi emergenziali faranno aumentare il
debito pubblico complessivo; il piano è stato messo a punto così velocemente
che non vi è stato tempo per l’ufficio bilancio del Congresso per fare un’analisi precisa sui costi per quanto
si attende la pubblicazione di una prima valutazione già questa settimana. Ma
in ogni caso sicuramente la Fed sarà il più grande compratore dei titoli di
stato americani che il governo metterà sul mercato per finanziare la spesa
emergenziale.
Un’analisi di Goldman Sachs stima che la Fed comprerà circa 2.4 trilioni di
dollari in titoli del tesoro in attuazione del suo piano di acquisti
recentemente annunciato. Gli economisti di Morgan Stanley hanno alzato la
previsione fino a 2.5 trilioni nel solo 2020, arrivando fino alla stratosferica
cifra di 3 triliardi di dollari come previsione di acquisto del programma nel
suo complesso.
Ma il fatto è che la Fed non è un acquirente qualsiasi dei titoli di stato
americani: per legge infatti, deve versare qualsiasi suo profitto al Tesoro e
quindi allo stato americano.
Questo vuol dire che quando il Tesoro pagherà i titoli di stato detenuti dalla
Fed – sia in forma di interessi sia saldandoli a scadenza – semplicemente tutto
il denaro versato tornerà nuovamente nelle casse del Tesoro quindi dello stato.
Insomma è semplicemente una partita di giro e l’effetto finale non è altro che
quello di stampare moneta e immetterla nel mercato per finanziare la spesa
pubblica.
Quando un titolo di stato viene emesso e acquistato in questo modo i soldi non
fanno altro che passare da un voce di bilancio dello stato ad un’altra e il
fondamento della loro emissione non è altro che l’esigenza del governo di
affrontare la crisi e le spese che ne conseguono.
“ Una volta che la Banca Centrale compra un titolo di stato, è come se lo Stato
praticamente non lo avesse mai emesso ma avesse semplicemente e direttamente
ricevuto il denaro dalla Banca Centrale.” ha detto Dr. Kelton, che è stato
consulente del Senatore Bernie Sanders per la sua campagna presidenziale del
2016. “ In ogni senso e intenzione, è come se fossero ritirati dal mercato a
costo zero.”.
Lo schema del CARES Act è, per molti versi, il naturale risultato di un’evoluzione che è cominciata con la crisi finanziaria del 2008. I programmi di acquisto allora intrapresi dalle Banche Centrali di tutto il mondo aiutarono ad assicurare il basso costo di finanziamento per i governi che si ritrovarono a gestire enormi deficit di bilancio dovuti alla profonda recessione ingenerata dalla crisi finanziaria. E nonostante il costante e sguaiato allarme da parte di molti “autorevoli” economisti di tutto il mondo che questo avrebbe condotto sicuramente ad una super o iperinflazione, tutto questo non è mai verificato e nessuna sensibile aumento dell‘inflazione è stato mai registrato.
C’è da dire che questa preoccupazione risultata infondata era in ogni caso per alcuni versi legittima: gli storici dell’economia e della finanza spesso ricordano periodi disastrosi dove le banche centrali stamparono moneta per consentire agli stati di pagare i propri debiti con effetti devastanti per l‘economia. Un classico esempio è quello della Repubblica di Weimar, quanto la Banca Centrale tedesca stampò valanghe di banconote per consentire al fragile governo di allora di pagare gli onerosissimi debiti della Prima Guerra Mondiale con quelli che risultarono alla fine essere pezzi di carta senza valore, impoverendo così la gran parte del paese nel processo.
Ma in altri casi invece l’idea ha funzionato perfettamente: la Banca Centrale giapponese ad esempio ha comprato enormi quantità di debito pubblico – nei fatti finanziando per anni la politica finanziaria e industriale della terza potenza
economica del mondo – senza mai innescare la super o iperinflazione che la teoria economica classica ha sempre previsto in questi casi.
I sostenitori della M.M.T. hanno per molti anni argomentato che gli Stati Uniti
potrebbero – e probabilmente dovrebbero – gestire e utilizzare masse di debito
pubblico assai più consistenti di quanto
non facciano attualmente. In anni più recenti, questa convinzione è stata
spesso associata ai politici più a sinistra dello scenario americano come Mr.
Sanders e la Depurata Alexandria Ocasio-Cortez del collegio di New York.
Ma queste idee hanno trovato terreno fertile anche in posti inimmaginabili, come
per il caso di Wall Street. Negli ultimi anni, alcuni dei maggiori fondi e
banche di investimento hanno abbracciato le teorie della M.M.T, come uno
strumento di analisi utilissimo per comprendere gli stretti legami tra le
banche centrali e i mercati che si sono sviluppati e modificati a seguito della
crisi finanziaria.
“Ormai si è perso il conto di quanti tra personaggi pubblici e politici
invocano a gran voce la M.M.T. come possibile soluzione dei problemi finanziari
del paese” ha detto L. Randall Wray, un professore di economia del Bard College
autore di molti saggi sulla MMT. “ Addirittura Trump ha usato parola per parola
quanto andiamo dicendo ormai da tantissimo tempo (“ Non puoi fallire
semplicemente perché stampi moneta”, ha detto Mr. Trump durante la campagna
presidenziale del 2016).
Altri esperti obiettano però che un coordinamento tra la Fed e il Tesoro può
essere giustificato durante una crisi nazionale, ma il persistere di una
massiccia espansione del debito pubblico potrebbe avere conseguenze negative,
come appunto la solita prevista ma mai verificata alta o iper inflazione.
“ Penso che il Ministero del Tesoro abbia fatto la cosa giusta. Penso che la
Fed stia facendo decisamente la cosa giusta”, ha detto Glenn Hubbard, un
professore di economia e finanza della Columbia University. “ Ad ogni modo non
dovrebbe esserci un perenne balletto tra prestiti pubblici e lo stampare
moneta. Questa non è la lezione da imparare da questa crisi dovuta al
Coronavirus.”
“Nonostante questo, la crescente confidenza con cui il Ministero del Tesoro e
lo Stato fanno affidamento sulla Fed per l’acquisto dei titoli di stato emessi
per pagare la spesa pubblica – e quindi per finanziare grandi debiti pubblici –
è un cambio importante e oserei dire epocale nel modo di pensare dei politici e
decisori ad ogni livello.” ha detto Mr. McCulley, ritiratosi dalla Pimco nel
2015 e ora Professore alla Georgetown University.
“ Ciò che è stato reso evidente da questa crisi è che la M.M.T. non è più solo
una teoria economica, magari marginale e isolata, ma è una realtà.” ha
aggiunto.
Mr. McCulley ha dichiarato che la velocità con cui la crisi è esplosa – e
l’inaudita circostanza di un lockdown quasi totale della produzione e
del consumo nazionali – ha comportato che i leaders politici non hanno avuto
molta scelta se non espandere enormemente il debito pubblico. E chi ha passato
anni e fatto carriera chiedendo in modo sprezzante a chiunque lo
proponesse,come si sarebbe ripagato un aumento del
debito pubblico, è stato finalmente zittito per sempre.”
“Come pagheremo per tutto questo?” ha chiosato Mr McCulley “ Stampando il dannato denaro ovviamente”.