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martedì , 16 Aprile 2024

Lavoro gratuito. La nuova anomalia tutta italiana.

Di Simone Pilloni

25 maggio. Il ministro Boccia si aggiunge alla lista dei ministri e degli amministratori che individuano attività possibili per i percettori del Reddito di Cittadinanza. Da lavoratori nei campi a steward nelle spiagge, sino all’assistenza per gli anziani, cura del verde pubblico e al ruolo di “assistenti civici”. Da Bonaccini a Boccia, passando per Toti e Raggi. Da sinistra a destra: tutti si inventano lavori gratis per chi prende il Reddito di cittadinanza. 

La proposta di Boccia non è una sua invenzione, ma l’ideatore è il governo “Conte 1” che ha istituito il sussidio, vincolandolo all’obbligo di lavorare per un minimo di 8 ore e un massimo di 16 ore settimanali, per 18 mesi, rinnovabili. Chi rifiuterà, perderà il vincolo. 

Il “Dl Rilancio” ha esteso di due ulteriori mesi la sospensione della “condizionalità”, già disposta dal “Cura Italia”. Ciò significa che i percettori del Reddito di cittadinanza non sono obbligati a recarsi nei centri dell’impiego per l’attività di formazione professionale e orientamento sul lavoro, sino al 18 luglio. 

Il “Dl Rilancio” interviene anche su un altro aspetto del reddito di cittadinanza, legato all’impiego nel settore agricolo. Infatti, il decreto prevede che i beneficiari del reddito possano stipulare contratti a termine fino a 30 giorni, rinnovabili per altri 30 giorni, con datori di lavoro del settore agricolo, senza subire la perdita o la riduzione dei benefici. 

La proposta di Bonaccini, Presidente della Regione Emilia-Romagna, è di mettere a disposizione i Centri per l’impiego per fare lavorare nei campi chi percepisce il sussidio statale, affinché “chi prende il Reddito di cittadinanza può cominciare ad andare a lavorare lì così restituisce un po’ quello che prende”. Mancano i braccianti agricoli stranieri da sfruttare e l’unica alternativa è creare nuovi sfruttati, senza diritti né tutele. 

Dall’ufficio di presidenza di ANCI Liguria, invece, sono arrivate le linee guida per i Comuni per utilizzare chi percepisce il Reddito di cittadinanza per fare lo steward sulle spiagge liguri. In un tweet, il Presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti, ha attaccato il Governo sulla proposta del ministro Boccia perché “gli assistenti civici non hanno nessuna competenza specifica”. La domanda sorge spontanea: che competenza possiedono i percettori del RdC per svolgere il lavoro di steward nella spiagge? 

L’altra grande proposta arriva direttamente dalla Capitale. Infatti, la grillina Virginia Raggi ha pensato bene di colmare la mancanza di giardinieri nel Comune di Roma mettendo a lavorare gratis chi prende il Reddito di cittadinanza. La modalità è sempre la stessa: se rifiutano, perdono il sussidio. Obbligando i cittadini ad accettare il lavoro.

L’ultima proposta, infine, arriva direttamente dal ministro Boccia, in tandem con il sindaco di Bari e presidente dell’Anci Antonio Decaro, che, per controllare il distanziamento sociale e chi non rispetta le regole da osservare durante la Fase2, intende assumere 60mila volontari, con compiti poco chiari e funzioni poco precise. L’unica certezza è che gli assistenti civici lavoreranno gratuitamente, su base volontaria, tra pensionati, inoccupati, percettori del RdC, lavoratori in cassa integrazione e percettori di altre forme di sostegno al reddito. Una proposta pericolosa e offensiva per una serie di motivi. 

Innanzitutto poche saranno le persone che vorranno realmente investire gratuitamente diverse ore del loro tempo per svolgere un lavoro che normalmente dovrebbero svolgere le forze dell’ordine. (Il decreto Maroni, firmato 8 agosto 2009, che regolarizzava le ronde fai-da-te, istituendo appositi albi presso le prefetture locali e appositi corsi di formazione, è stato un fallimento: sui territori si contavano pochissime iniziative. Da qui, si può intuire il destino degli “assistenti civici”). Poi c’è la questione che riguarda la sicurezza: è pericoloso per la sicurezza dei cittadini, perché gli assistenti civici non sono addestrati per svolgere un lavoro di sicurezza sociale e per rapportarsi con diversi soggetti, nelle situazioni più disparate; è pericoloso per la salute degli assistenti civici stessi che rischieranno di essere aggrediti verbalmente o addirittura fisicamente; è pericoloso per la sicurezza sociale perché alla violenza gli assistenti reagiranno e dovranno intervenire le forze dell’ordine; è pericoloso perché non sappiamo se, chi diventerà assistente civico, avrà le qualità psicofisiche per svolgere quel ruolo. Infine, è offensivo per le forze dell’ordine, che già svolgono quel lavoro e se il governo vuole alleggerire loro il carico di lavoro basta assumerne di nuove, e per i percettori di RdC perché si maschera il lavoro gratuito (sarebbe meglio definirlo “sfruttamento”) come “volontariato” o “civismo”. 

La strada intrapresa dal governo e dagli amministratori regionali o locali è chiara: la disgregazione del mondo del lavoro. Ad ogni problema che nasce, la soluzione non è mai creare nuovi posti di lavoro, ben retribuiti, di qualità e con tutele sindacali, ma lavori gratis nella pubblica amministrazione, senza diritti né tutele sindacali, imbellettati come “volontariato” o “lavoro socialmente utile”. Oggi, inoltre, si tende a specificare che il volontariato non sostituisce il lavoro contrattualizzato, ma le assunzioni continuino a rimanere bloccate. Altri due gravi problemi che passano in sordina riguardano i salari e il diritto allo sciopero. La sostituzione del lavoro contrattualizzato con il lavoro gratuito facilita la corsa verso l’abbassamento dei salari e la disgregazione sociale e sindacale, dando adito alle pretese avanzate da Confindustria durante l’emergenza Covid-19 o alle strampalata ricetta del Partito Democratico sulla “Riduzione dell’orario e del salario”. 

In seguito, il diritto allo sciopero, sancito dall’art. 40 della Costituzione, potrebbe essere messo a rischio. La questione è molto semplice e voglio semplificarla in poche parole: lo sciopero di una categoria non-specializzata (braccianti, ad esempio) potrebbe essere scoraggiato, aggirato o addirittura rotto, sostituendo la manodopera in sciopero con quella percettrice del Reddito di cittadinanza. 

Abbiamo pensato che il Coronavirus potesse essere l’inizio di un processo che accrescesse i diritti e le tutele delle categorie più deboli (precari, braccianti, riders, part-time, lavoratori a tempo, lavoratori in nero, colf, badanti, stagionali, sfruttati); potesse finalmente aprire la strada a proposte storiche, dal “lavorare meno, lavorare tutti” al “reddito di base incondizionato”; potesse finalmente porre le base per la fine dello sfruttamento e per la rivisitazione del sistema economico capitalistico. Il risultato è che le proposte che stiamo raccogliendo si riassumono una regressione generalizzata.

A questo punto si diramano tre possibili soluzioni:

  1. La prima è suggerita da un articolo di Giulio Cavalli, pubblicato sulla rivista “Left”, che dice che “sarebbero utili invece dei volontari che traccino i contagiati, che si facciano raccontare i loro spostamenti durante i giorni del presunto contagio che si occupino di contattare le persone che hanno avuto contatti e che controllino che vengano sottoposte a tampone.” (https://left.it/2020/05/26/paternalisti-civici/)
  1. In seguito, non è necessario che lo Stato si doti di “assistenti civici”, ma che si affidi alla responsabilità dei cittadini e che investa energie e denaro per insegnanti, infermieri, dottori, ispettori del lavoro, programmatori, figure professionali nelle scienze informatiche, nella fisica, nella chimica, ma anche in ingegneria ed elettronica. 
  1. Infine, per evitare che queste proposte prendano una piega infelice è necessario ribaltare la situazione. Non sarà il cittadino che assicurerà gratuitamente una prestazione lavorativa allo Stato, ma sarà lo Stato che si farà carico di queste persone tramite un’assunzione a tempo indeterminato o determinato rinnovabile, con uno stipendio equo e dignitoso, con tutti i diritti e le tutele del caso. 

Vorrei chiudere con un altro articolo, questa volta di Roberto Ciccarelli, pubblicato su “il Manifesto”. “In queste proposte il reddito di cittadinanza è considerato una colpa sociale da scontare con l’obbligo di lavoro gratuito, in sostituzione al lavoro regolare. La classi dominanti parlano di una “rabbia sociale” crescente in Italia. È grave che non si rendano conto che oggi sono loro a odiare i poveri e i precari”. (https://ilmanifesto.it/lassistente-civico-dove-nasce-il-lavoro-del-sorvegliante-delle-relazioni/). 

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