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martedì , 19 Marzo 2024

Questo folle taglio della rappresentanza

L’unica caratteristica comune dei “partiti” (si fa per dire) della Seconda Repubblica è stata l’attenzione spasmodica e sovente nefasta verso la Costituzione (la seconda parte) e le leggi elettorali. Riguardo la Carta i tentativi di intervento sono stati fortunatamente seppelliti dagli elettori anche se fa eccezione la terribile riforma del Titolo V e forse anche l’inutile abbassamento del numero dei parlamentari. La XVIII legislatura non manca di uniformarsi e vede depositati a 18 mesi alla sua nascita ben 173 progetti di revisione costituzionale. Sulle leggi elettorali invece le legislature hanno dato il peggio di sè, approvando delle vere e proprie truffe costruite sul principio che se la rappresentanza non la hai te la prendi con artifici numerici conditi con le liste bloccate.

E’ facilmente comprensibile il perché di tale “vis” riformatoria. Dirigenti politici senza capacità di rappresentare gli interessi della propria base sociale cercano di trovare scorciatoie “aritmetiche” per darsi un potere “formale” al quale non corrisponde alcuna capacità reale. Il problema con queste scelte sono gli effetti. Nel medio e nel lungo periodo, scelte del genere costituiscono un veleno pericolosissimo. Le istituzioni delle democrazie europee hanno sicuramente bisogno di stabilità di indirizzo politico ed amministrativo, ma questo bisogno dovrebbe nascere dalla capacità dei partiti di “rappresentare” e non da formule aritmetiche. E’ finanche impietoso il confronto con la Prima Repubblica in fatto di stabilità del sistema politico in generale e anche degli stessi cicli della politica (centrismo, centrosinistra, solidarietà nazionale, pentapartito), una stabilità conseguita con una legge elettorale di tipo proporzionale e con le preferenze.

E’ compito di chi ha a cuore il bene del Paese riportare al centro del dibattito del Paese la rappresentanza delle esigenze dei ceti popolari invece che l’ingegneria istituzionale astratta. Legare democrazia istituzioni e popolo tramite i partiti, secondo le disposizioni della Costituzione è l’unica ricetta per chiudere l’infinita transizione italiana.

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