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venerdì , 19 Aprile 2024

Un altro punto di vista sulle Sardine.

di Francesco CUCCUINI

Ho letto con molto interesse l’articolo de IlPartigiano riguardo questo nuovo movimento che ha spinto a scendere in piazza così tante persone ad opporsi all’affermazione dell’estrema destra.

Devo dire che condivido alcune analisi e preoccupazioni espresse, ma, da “Sardina”, mi permetto di fare alcune considerazioni.

Questo non è un movimento omogeneo. Ad opporsi all’avanzata dell’estrema destra ci sono persone di diverse origini, culture politiche e condizione sociale. Attenzione dunque a non commettere l’errore di sintetizzarlo con troppa fretta bollando i partecipanti più o meno come: “benestanti che credono in soluzioni disneyane dei buoni che, in quanto tali, vincono contro i cattivi”.

In un movimento eterogeneo del genere ci saranno molte persone benestanti, ma anche molte altre che non lo sono affatto, (di certo non io e non la maggioranza degli organizzatori di Madrid).

Probabilmente tanti intervistati da IlPartigiano a Roma non hanno avuto la prontezza di rispondere al vostro sondaggio indicando l’aumento della disuguaglianza sociale e della precarietà di lavoro come elementi fondamentali che fomentano la rabbia su cui si basa il consenso di Salvini. 

Non mi stupisce: del resto, se in Italia vi fosse una coscienza di classe diffusa, non ci sarebbe stato neanche il bisogno che nascesse questo fenomeno delle Sardine, avremmo probabilmente partiti già ben radicati, capaci di difendere queste istanze. 

Ciò non significa però che, tra quelle persone che scendono in piazza contro l’avanzata della Lega non ci sia chi si renda conto che esista anche una questione sociale gigantesca da affrontare. Senz’altro vi saranno manifestanti a cui manchi ancora il passo successivo: quello di mettere in relazione le due cose. 

Ma parliamoci chiaro: se fossero piazze di gente benestante soddisfatta con la situazione economica, sventolerebbero orgogliosamente i simboli di partiti politici al potere, o che si oppongono alla Lega. Se non lo fanno e se invece si trovano a dover mettere su un movimento apartitico, significa che questi ragazzi si sentono disorientati e non rappresentati da nessuna forza politica in questo momento.

Bisognerebbe quindi chiedersi il perché. Per questo credo che siano importanti quelle piazze: perché pur non esprimendo per ora, (purtroppo), rivendicazioni sociali, essendo nate improvvisamente per contrastare la campagna elettorale di Salvini in Emilia Romagna, in ogni caso il loro antifascismo, volutamente apartitico, dovrebbe, secondo me, spingere le attuali forze politiche di sinistra a riflettere su cosa devono cambiare per rappresentare questo popolo che le rifiuta, che si mobilita per tematiche che teoricamente dovrebbero essere rappresentate da loro. Almeno questa è la mia speranza.

Stesso discorso vale per i recenti movimenti femministi, o che esigono interventi contro il riscaldamento globale. Almeno io li interpreto questi in questo modo.

La sinistra italiana deve saper non solo dialogare con queste realtà, ma anche metterle in relazione tra loro e capire che tutte le problematiche a cui questi movimenti si oppongono, nascono dalle ingiustizie provocate da questo sistema economico e sociale. La sinistra spagnola lo ha già iniziato a fare, ha quindi vinto due elezioni politiche consecutive quest’anno nell’arco di pochi mesi e sta avviando, proprio in questi giorni, un nuovo governo di coalizione PSOE-UP con varie altre formazioni politiche territoriali, (indipendentiste e non), proprio su quest’idea. 

Non è che in Spagna sia nata questa nuova maggioranza all’improvviso, senza un progetto, solo per paura delle elezioni: “perché altrimenti se si va a votare vince l’estrema destra”.

No. Questa maggioranza in Spagna è nata con un proposito profondo e ambizioso di cambiamento economico, sociale e di condizioni lavorative, con la consapevolezza che se le forze progressiste non fanno questo, non hanno futuro.

Ci devono arrivare anche i vari partiti della sinistra italiana, fosse anche solo perché spinti da spirito di sopravvivenza. Le Sardine aiuteranno in questo? Mi auguro di sì.

Per questo noi Sardine di Madrid, nel nostro piccolo, abbiamo cercato di toccare anche questi temi.

Cito dal manifesto che abbiamo letto sui valori del movimento sfruttando la parola SARDINA come un acronimo, (e che è possibile leggere per intero, in spagnolo, nel primo post fissato in alto nel gruppo pubblico 6000 Sardine Madrid):

<<S di solidarietà: Per questo siamo tutti qui oggi, italiani e spagnoli, uomini e donne, giovani e anziani. Perché sappiamo che la propaganda e la manipolazione dell’estrema destra trovano terreno fertile nella rabbia, frustrazione e disperazione generate dall’ingiustizia, dalla precarietà e dalla disuguaglianza sociale. E sappiamo che potremo vincere solo tramite una netta redistribuzione della ricchezza, se ognuno è disposto in modo solidale a dare il suo contributo per il bene collettivo>>.

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