
E’ il giorno dopo il fattaccio: Il Labour di Jeremy Corbyn ha perso un’elezione storica nella maniera più disastrosa possibile e ha segnato un nuovo abisso nella crisi esistenziale della sx europea e mondiale. A questo punto però invece di abbandonarsi a marce funebri o peggio ancora a trovare argomenti autoassolutori il Labour deve fare una profonda riflessione interna, e a partire da questo risultato (ma anche da tanti altri precedenti, in un ciclo che si è aperto con la vittoria di Trump nel 2016) anche noi nel nostro piccolo dobbiamo prendere qualche spunto e capire cosa non va nelle politiche del csx (in ogni sfumatura) degli ultimi anni.
Al riguardo, fra le mille opinioni che fluiranno in risposta agli eventi, io dico la mia: in questa fase storica sembra ormai chiaro che ancor di più che per le politiche le persone votano per quella parte che le fa sentire in controllo, e il voto quasi plebiscitario di ieri a Johnson ne è la prova. Alle urne in Uk (ma volendo anche in quelle Usa del 2016, e in svariati altri esempi in giro per l’Europa e non solo) una considerevole fetta di votanti ha votato a destra (in tutte le declinazioni possibili) perché nell’altra parte ha visto a torto o a ragione (secondo me a ragione, ma su questo si potrebbe discutere) il simbolo della sua esclusione dai meccanismi del potere, e questo è avvenuto coi Democratici Usa nel 2016 (con l’aggravante delle primarie truccate per giunta!), con il csx in Italia e in Germania in tutte le elezioni degli ultimi anni e oggi anche in Uk, dove il blocco dei Labour Leavers del Nord Est del paese si è sentito estromesso dal partito dopo la decisione di quest’ultimo di intraprendere la linea del secondo referendum. A questo punto la domanda da porsi è solo ed esclusivamente una: come evitare riaccada?
Per me qualsiasi via di uscita dovrà basarsi su due perni:
1) Mente sgombra
2)Credibilità
Con la prima espressione intendo che in primo luogo per avere proposte appetibili dovremmo agire con la testa libera dalle “vincoli” che ci siamo imposti nel tempo, che sono sia interni (l’idea della “responsabilità” a ogni costo, l’idea che per fare bene basti “amministrare” quello che c’è senza aggiungere nulla di nuovo ad esempio), che esterni (il sacro terrore dei mercati, il fanatismo europeista a ogni costo ad esempio). Queste “tare” culturali che ci portiamo dietro sono infatti fra le ragioni principali secondo me del motivo per cui moltissimi non si sentono rappresentati dalla nostra parte, in quanto la vedono più occupata a sottostare a esse che non a far fronte alle loro esigenze.
Parlando di credibilità intendo invece che una parte focale dell’evitare il senso di perdita di controllo e di esclusione nell’elettorato risiede nell’agire in piena simbiosi con esso, evitando quindi di usare retoriche del genere “dobbiamo tornare nelle piazze etc etc” e cercando non solo di stare fra le persone ma di stare CON le persone vivendo in prima persona le frustrazioni e i problemi delle stesse dandogli voce ogni volta possibile, e cercando di dare risposte che ricostruiscano la fiducia nella nostra rappresentanza, anche perché riprendendo un intervento importante che ascoltai alla fondazione della nostra associazione “finora ci siamo pensati come altro dalle persone ma non è così: studenti precari disoccupati siamo noi, però quando entriamo nelle sedi di partito inspiegabilmente ci pensiamo come qualcos’altro”.
Questi cambiamenti seppure necessari chiaramente richiederanno tempo e impegno, e probabilmente parecchio di entrambi ma solo in questa maniera dopo prove e errori prima o poi usciremo da quest’impasse, e forse è proprio in questo c’è lo spirito di Reds e la sua ragion d’essere, nel ricostruire pazientemente sulle macerie, nel fare tabula rasa dei vecchi preconcetti trovando risposte nuove e nel cadere di faccia e rimettersi in piedi quando è necessario.
Concludo a questo punto ricordando Tony Benn e il suo avvertimento a chi vuole cambiare la società “There is no final victory, as there is no final defeat. There is just the same battle. To be fought, over and over again. So toughen up, bloody toughen up”.