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venerdì , 29 Marzo 2024

Il MES, Maastricht e il tradimento della politica

Il dibattito sul MES rappresenta perfettamente la totale mancanza di pudore e di una visione per il Paese da parte di qualsiasi partito politico. Non voglio entrare nel merito della questione che abbiamo già affrontato qui, ma piuttosto vorrei entrare nel “metodo”.

Quando il dibattito è iniziato c’era il governo Lega-M5S. Il Partito Democratico si era dichiarato contrario alla trattativa portata avanti dal governo, non si capisce se per il contenuto o per “posizione”.
Fatto sta che il testo definivo è stato emanato a giugno.
Mentre questo veniva emanato, la Lega e il Movimento 5 Stelle erano presi dal dibattito sull’inversione di “peso politico” a seguito delle elezioni europee, mentre il PD era occupato a ribadire il fatto di “essere arrivati secondi” e a cercare di piazzare i propri uomini in Europa. Il risultato è che se si va indietro a vedere i giornali e le dichiarazioni di quel periodo, sul MES non si trova praticamente nulla.
Oggi, con il cambio di governo, ci troviamo a parti invertite: PD favorevole, Lega contraria.
Questo ha creato non pochi problemi. Basti vedere l’imbarazzante scena di Lia Quartapelle su La7.

Questo problema di cambio di linea politica in base alla propria posizione non è nuovo. Basti pensare che lo stesso è avvenuto per il trattato di Maastricht dove la sinistra (all’epoca PDS) era contraria e si spaccò tra i “pacifisti” che erano per firmare nonostante le proprie riserve e i duri e puri che invece erano contrari.Eppure se oggi qualcuno (tipo il sottoscritto) nel PD prova a dire che bisognerebbe stracciare il trattato di Maastricht, viene immediatamente tacciato di sovranismo e di essere di destra. Vagli a spiegare che quelli che hanno cambiato idea sono loro.
Questo continuo cambio di linea dimostra però il cambiamento avvenuto nelle dinamiche politiche nazionali. Ci sono una serie di partiti “pigliatutto”: il loro obiettivo non è rappresentare una parte della società, ma rappresentarla tutta. Per farlo è necessario delegittimare e sconfiggere l’altro ad ogni costo.

Un po’ come le compagnie telefoniche: a mercato esaurito iniziano a chiamarvi a ogni ora e a proporvi offerte per cambiare gestore fino a scene comiche tipo:
– “salve la chiamo dal gestore X per proporle di passare con noi”
– “ma io sono già con voi…”
– “ah ok”

Il punto è che in ogni società c’è conflitto tra interessi diversi. Anzi: probabilmente quel conflitto è l’essenza stessa della società per come la intendiamo oggi.

I partiti oggi negano quel conflitto attribuendo il malessere di questa o quella parte di cittadini a una sbagliata “gestione” da parte dei suoi avversari. Il “non detto” di questa dinamica è che tutti i partiti rappresentano sempre la stessa parte di società: la medio alta borghesia. Ne rappresentano i bisogni e le istanze. Lo fanno in molti modi: imitandone i modi o cercando di prendere i voti anche in altre classi facendo finta di avere a cuore anche il loro destino, salvo poi continuare a fare gli interessi della classe dominante.
Dire tutto e il contrario di tutto, spostando il conflitto dalle dinamiche sociali alle sole formazioni politiche, fa sì che a guadagnarne sia sempre la classe culturalmente ed economicamente dominante.
E la cosa che fa rabbia è che questo avviene spesso con il sostegno di quelli che invece dovrebbero scagliarvisi contro.
Ma la politica con la “P” maiuscola non è quella che premia la competenza, come detto da qualcuno, ma quella che dà valore alla rappresentanza e, con questa, è capace di portare alla luce e guidare il conflitto.

Non mi stancherò mai di ripeterlo. La politica deve generare conflitto.
Nasconderlo o addirittura negarlo vuol dire trasformare la politica in un passatempo per classi dominanti e uno show da mandare in tv e sui social per tutti gli altri che da cittadini diventano spettatori convinti di contare ancora qualcosa.

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